\paperw8895 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Al fallimento della \b \cf4 \ATXht1641 politica estera e militare\b0 \cf0 \ATXht0 dellÆ\b \cf4 \ATXht1611 Unione Europea\b0 \cf0 \ATXht0 in Iugoslavia risale un giudizio negativo che si accentu≥ ed estese nel corso degli anni novanta. LÆEuropa, nel giudizio dei suoi critici, Φ soltanto economica e monetaria. Non ha ôunÆanimaö politica, culturale, sociale. ╚ un arido codice di cla
usole finanziarie, incapace di dare una risposta ai grandi problemi dellÆepoca: la disoccupazione giovanile allÆinterno delle sue frontiere, la crisi dei \b \cf4 \ATXht1621 paesi dellÆEst\b0 \cf0 \ATXht0 , la domanda di lavoro dei paesi sottosviluppati.
Questo dibattito Φ strettamente collegato con la sorte di un documento che fu per qualche tempo, in quegli anni, al centro del dibattito europeo: il Libro Bianco su crescita, competitivitα, occupazione, voluto da Jacques Delors, allora presidente della C
ommissione delle Comunitα europee, negli ultimi mesi della sua presidenza. Delors constat≥ la gravitα della recessione, ma ricord≥ che essa concerneva soltanto gli Stati Uniti, lÆEuropa e il Giappone senza investire la Cina e altre economie asiatiche. No
n una crisi generale, quindi, ma una crisi che risaliva per molti aspetti allÆapparizione sul mercato mondiale di nuovi soggetti economici, dinamici e intraprendenti. ôTocchiamo ora il fondo di tale crisi - continuava Delors - e riesce estremamente diffi
cile impedire che lÆopinione pubblica, incoraggiata da molti uomini politici, identifichi la costruzione europea con la recessione economica, benchΘ il buon senso permetta di affermare che anche senza costruzione europea resterebbero oggi due grandi prob
lemi a preoccuparci, lÆavvenire del lavoro e dellÆoccupazione e la competitivitα delle economie europeeö.\par
Per superare la crisi ed evitare che essa suscitasse unÆaltra ondata di æeuroscetticismoÆ occorreva, secondo Delors, agire in quattro direzioni
: approfondire il mercato interno per meglio sfruttarne le potenzialitα; realizzare ôgrandi reti per fornire a questo grande spazio economico i mezzi per circolare pi∙ rapidamente e a costi minoriö; puntare sulla rivoluzione informatica; continuare il pr
ocesso di unione economica e monetaria. ôQuanto pi∙ la recessione dura, scriveva Delors nella sua prefazione - tanto pi∙ Φ messa in discussione la filosofia dellÆUEM (\b \cf4 \ATXht2311 Unione Economica e Monetaria\b0 \cf0 \ATXht0 ). La constatazione emp
irica [...] dimostra che i paesi che hanno beneficiato della stabilitα monetaria hanno realizzato risultati economici migliori e hanno creato un numero di posti di lavoro superiore a quelli che hanno conosciuto lÆinstabilitα monetariaö.\par
In altre cir
costanze economiche il doppio programma di Delors - rilanciare lÆoccupazione, unificare le economie e le monete - avrebbe avuto qualche possibilitα di successo.\par
Nelle condizioni politiche ed economiche degli anni successivi il documento non ebbe for
tuna. Costretti a scegliere fra il rilancio dellÆoccupazione e il perseguimento dei criteri di convergenza fissati dal \b \cf4 \ATXht2311 Trattato di Maastricht\b0 \cf0 \ATXht0 - debito pubblico, \i deficit, \i0 inflazione, tassi dÆinteresse - i governi
dei paesi dellÆUnione scelsero risolutamente il secondo obiettivo. Si avverarono quindi le previsioni di Delors e si fece strada in una parte dellÆopinione pubblica il falso convincimento che Europa e recessione fossero termini complementari di uno stes
